domenica 12 ottobre 2014

Post 3_La "sibilla in bottiglia"

La bottiglia è un oggetto molto antico: già presso i romani e i siriani si riscontra una fabbricazione di bottiglie in una vasta tipologia di forme e di modelli, che variavano a seconda dell'uso per cui erano destinate.
Quest'oggetto è pertanto presente in molte opere dell'epoca classica, a partire dal mito della Sibilla Cumana. Le sibille erano le sacerdotesse del dio Apollo e possedevano poteri divinatori concessi loro dalla divinità. Si narra che una di queste sibille, di nome Deifobe, giunse nella città di Cuma, in campania, dove incontrò Apollo. La sibilla era così bella che il dio si innamorò di lei, e le promise che avrebbe esaudito ogni suo desiderio, se si fosse concessa a lui. Ella allora si chinò a raccogliere un pugno di sabbia, e disse che desiderava vivere tanti anni quanti erano i granelli di sabbia che aveva raccolto. Apollo esaudì la sua richiesta, ma la sibilla non mantenne il patto e rifiutò di concedersi. La vendetta della divinità fu tremenda: fece in modo che ella vivesse tutti gli anni che aveva desiderato, ma negò lei la giovinezza. La sibilla divenne quindi con il passare degli anni sempre più vecchia, piccola e raggrinzita, fino a raggiungere dimensioni tali da entrare, appunto, in una bottiglia.
A tutti coloro che le chiedevano cosa desiderasse, la Sibilla rispondeva semplicemente: "La morte".
Questa leggenda è narrata nel Satyricon di Petronio:

Nam Sibyllam quidem Cumis ego ipse oculis meis vidi in ampulla pendere, et cum illi pueri dicerent: Σίβυλλα τί θέλεις; respondebat illa: ἀποθανεῖν θέλω.

Ovvero:
Infatti io stesso vidi con i miei occhi a Cuma la Sibilla in una bottiglia, e quando i ragazzini le chiedevano:
"Sibilla, cosa vuoi?", ella rispondeva "Voglio morire".

Questo stesso verso di Petronio venne successivamente ripreso da T.S. Eliot nell'incipit della sua opera "The waste land".


La leggenda della sibilla cumana
Petronio: il Satyricon
T.S. Eliot: The Waste Land

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